Laura Bryna scatena l’energia con “Pain Killer”: una dose di rock catartico

Laura Bryna torna sulla scena musicale con un’iniezione di pura adrenalina rock: il suo nuovo singolo, “Pain Killer”. 

Fin dalle prime note, “Pain Killer” cattura l’attenzione. Un’introduzione quasi eterea, con la voce di Bryna che fluttua su un tappeto sonoro minimale, lascia presto spazio a un riff di chitarra deciso e a una sezione ritmica pulsante che detta il passo per tutto il brano.

Il testo è il cuore pulsante della canzone. Bryna esplora il concetto di una persona che diventa un vero e proprio “antidolorifico” emotivo, una figura capace di lenire le ferite dell’anima e “ricucire” i pezzi quando tutto sembra andare in frantumi. C’è una cruda onestà in versi come “You’re my painkiller / euphoric novocaine” o “When I’m cut, you sew me up and make it all okay”. La metafora è potente e diretta, dipingendo un quadro di dipendenza emotiva, ma anche di profonda gratitudine e amore incondizionato, specialmente quando ammette: “You swear you love me more when I’m at my worst”.

La performance vocale di Laura Bryna è impeccabile. La sua voce, dotata di una timbrica riconoscibile e di una notevole estensione, trasmette con forza sia la vulnerabilità che la determinazione. Passa con disinvoltura da sussurri carichi di emozione a esplosioni di energia nei ritornelli, che sono incredibilmente orecchiabili e destinati a rimanere impressi.

Musicalmente, “Pain Killer” è un brano ben costruito. Le chitarre elettriche, con una leggera distorsione, forniscono la spina dorsale del brano, creando un’atmosfera grintosa ma accessibile. La batteria è solida e trainante, mentre il basso tesse linee melodiche che si integrano perfettamente. C’è anche spazio per un breve ma efficace assolo di chitarra che aggiunge un ulteriore tocco rock all’insieme. La produzione è pulita e moderna, bilanciando bene la potenza degli strumenti con la chiarezza della voce.

Il brano esplora anche una certa auto-consapevolezza, con versi come “I know I do this often, I know it gets exhausting”, ammettendo il peso che questa dinamica può avere sull’altra persona. Eppure, la conclusione è sempre la stessa: “Nothing hits me like you do”.